Cumuli di neve, a ricoprire le cose. L'educazione alla fine, alla legge implacabile e vitale della rinascita. E di quello che sta nel mezzo chi ne parlerà? Chi scriverà di quella condizione di "non essere o quasi" che precede tutti gli inizi, di quell'innocenza che necessariamente deve comprendere anche il grigio sporco dei giorni per tendere al futuro? Un ramo solido su cui esiste un baco, mai diventato crisalide perché é arrivata la fatalità a "infiltrarsi liquida" e distruggere la dimora del mentre. C'è una voce che racconta a coloro che restano la storia del baco, e quel baco, in quei versi silenti ha spiegato finalmente le ali. Quella voce ha donato al vento parole simili a mille voli diversi e nuovi, ogni volta straordinariamente nuovi, in cui Lei, rivive. Qualcuno ci ha suggerito un racconto visivo, contenuto nel film "Monsieur Lazhar" di Falardeu e l'ha associato istintivamente alla nostra Crisalide, abbiamo accolto questo silenzioso pensiero, perché è in cose come queste che ricordiamo il motivo per cui ancora suoniamo, nel "frattempo" che il baco sia libero. In questi giorni che precedono la fine di un anno, autentico nelle sue umane difficoltà. Anche noi racconteremo una storia a chi passerà accanto a questo albero di ciliegio ... il racconto della nostra Crisalide. Grazie di cuore.

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